“Funzionari dell’umanità”? L’uso pubblico della ragione fra polis e cosmopolis

Pievatolo, Maria Chiara (2016) “Funzionari dell’umanità”? L’uso pubblico della ragione fra polis e cosmopolis. In: Cittadini e cittadinanze, 25 febbraio 2016, Pisa.

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Abstract

Isaac-René-Guy Le Chapelier, nella relazione introduttiva alla prima, parziale, legge dell'Europa continentale sul diritto d'autore, faceva notare che gli attori, nei confronti delle opere teatrali, compiono quanto stampatori e librai fanno per gli autori in generale, con la sola differenza che mentre i primi sono confinati fra le pareti del teatro, i secondi “ont que le monde pour limites”. Questa dimensione sovranazionale, che era stata ben descritta da Kant nel suo saggio sull'Illuminismo, quando aveva spiegato che chi fa uso pubblico della ragione non parla come membro di una organizzazione sociale particolare e a membri di organizzazioni sociali particolari, ma nella e alla società cosmopolitica, è ricorrente nelle discussioni filosofiche e politiche che accompagnano, con il congedo dall'ancien régime, l'affermarsi di un diritto d'autore prima nazionalmente e poi internazionalmente sancito, che comporta un monopolio temporaneo sullo sfruttamento economico delle opere dell'ingegno come compenso all'autore come una sorta di funzionario dell'umanità. Lo stesso Victor Hugo, nel suo Discours d’ouverture du Congrès littéraire international, - il preludio culturale alla Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche (1886) - ricorda che "le livre, comme livre, appartient à l’auteur, mais comme pensée, il appartient — le mot n’est pas trop vaste - au genre humain. Toutes les intelligences y ont droit. Si l’un des deux droits, le droit de l’écrivain et le droit de l’esprit humain, devait être sacrifié, ce serait, certes, le droit de l’écrivain, car l’intérêt public est notre préoccupation unique, et tous, je le déclare, doivent passer avant nous". La dimensione cosmopolitica che si venne a formare, tuttavia, rimase lontana da quella kantiana, in quanto affidata ai patti fra gli stati, in una sfera che – avrebbe detto Kant – è il regno della libertà selvaggia degli stati e di altri. Non è casuale che i ristampatori non autorizzati siano stati battezzati col nome di “pirati” , gli humani generis hostes, i fuorilegge estremi della tradizione romanistica. Il carattere cosmopolitico dell'uso pubblico della ragione e la sua tutela e regolazione statale si trovano così in tensione, sia nell'ambito interno, sia nell'ambito internazionale. Siamo stati abituati a pensare la libertà dell'uso pubblico della ragione e la sua tutela come qualcosa di scontato, almeno nel mondo occidentale: ma, in un mondo senza cosmopolis, proprio la dimensione cosmopolitica della produzione intellettuale, che le fa superare gli stati, è nello stesso tempo ciò che la rende problematica, fino al punto di gettare una luce ambivalente sulla stessa figura del pirata, che può rappresentarsi come ora come nemico, ora come un amico del genere umano.

Item Type: Conference or Workshop Item (Lecture)
Natural Language Keywords: copyright, cosmopolitanism, Kant, Condorcet, Diderot, French Revolution
Subjects: Scienze Sociali
Dip. Scienze della Politica > Filosofia Politica
Filosofia > Miscellany of philosophy > Filosofia Politica
Filosofia > Modern Western philosophy > Filosofia Politica
Depositing User: Maria Chiara Pievatolo
Date Deposited: 25 Apr 2016 21:19
Last Modified: 25 Apr 2016 21:19
NBN identifier: urn:nbn:it:unipi-16820
URI: https://archiviomarini.sp.unipi.it/id/eprint/685

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