Un’altra versione italiana, forse meno accademica, è visibile qui.
1 Una volta eravamo giovani nel Giardino …
a Internet siamo noi, connessi.
Internet non è fatta di filo di rame, fibra ottica, onde radio e nemmeno di
tubi.
I dispositivi che usiamo per connetterci a Internet non sono Internet.
Verizon, Comcast, AT&T, Deutsche Telekom e China Telecom non
possiedono Internet. Facebook, Google, e Amazon non sono i monarchi
della rete, e nemmeno i loro famuli o algoritmi. Né gli stati della Terra né le
loro associazioni commerciali hanno il consenso dei connessi per cavalcare
la Rete come sovrani.
Deteniamo Internet in comune e in quanto priva di proprietari.
La Rete ricava tutto il suo valore da noi e da quanto ci abbiamo costruito
sopra.
La Rete è di noi, da noi e per noi.
Internet è nostra.
b Internet non è niente e non ha scopo.
Internet non è una cosa più di quanto sia una cosa la gravità. Entrambi
ci mettono insieme.
Internet non è niente. Fondamentalmente è un insieme di accordi, che
gli smanettoni fra noi (sia sempre santificato il loro nome) chiamano
«protocolli» ma che potremmo, nello spirito del momento, chiamare
«comandamenti».
Il primo di questi è: la tua rete deve approssimare tutti i pacchetti alle
loro destinazioni senza anticipi o ritardi basati sull’origine, la fonte, il
contenuto o l’intento.
Così questo Primo Comandamento apre Internet a ogni idea, applicazione,
affare, ricerca, vizio, e quant’altro.
Non c’è altro strumento con uno scopo così generale, se non il linguaggio.
Questo significa che Internet non è per qualcosa in particolare. Non per la
connessione sociale, non per i documenti, non per la pubblicità, non per
gli affari, non per l’istruzione, non per la pornografia, non per qualsiasi
altra cosa. È progettata specificamente per tutto.
Ottimizzare Internet per uno scopo la de-ottimizza per tutti gli altri.
Internet come la gravità è indiscriminata nella sua attrazione. Ci mette
tutti insieme, buoni e cattivi allo stesso modo.
c La Rete non è contenuto.
C’è molto contenuto in Internet. Ma - meraviglia - Internet non è composta
di contenuto.
La prima poesia di un adolescente, la raggiante liberazione di un segreto a
lungo mantenuto, un bel disegno tratteggiato da una mano tremante, un
articolo di blog in un regime che odia il suono delle voci del suo popolo -
nessuna di queste persone si è seduta a scrivere contenuto.
Abbiamo usato la parola «contenuto» senza virgolette? Ci sentiamo così
sporchi.
d La Rete non è un medium.
La Rete non è un medium più di quanto lo sia una conversazione.
Sulla Rete, noi siamo il medium. Siamo quello che fanno muovere i
messaggi. Lo facciamo ogni volta pubblichiamo o ritwittiamo, mandiamo
un link in un messaggio di posta elettronica, o lo pubblichiamo su una rete
sociale.
A differenza dei media, io e te lasciamo le nostre impronte digitali, e
qualche volta i segni del nostro morso, sui messaggi che trasmettiamo.
Diciamo alla gente perché lo stiamo mandando. Lo discutiamo. Ci
aggiungiamo una facezia. Tagliamo la parte che non ci piace. Rendiamo
questi messaggi nostri.
Ogni volta che inviamo un messaggio attraverso la Rete, porta con sé un
pezzetto di noi.
Noi facciamo muovere un messaggio attraverso questo «mezzo» solo se ci
importa in uno degli infiniti modi in cui gli esseri umani hanno qualcosa
a cuore.
Aver a cuore - importare - è la forza motrice di Internet.
e Il Web è un grande mondo.
Nel 1991, Tim Berners-Lee usò la Rete per creare un dono che diede
liberalmente a tutti noi: il World Wide Web. Grazie.
Tim creò il Web offrendo protocolli (ancora questa parola!) che dicevano
come scrivere una pagina che può collegarsi a qualsiasi altra pagina senza
che sia necessario il permesso di qualcuno.
Bum. In dieci anni le pagine sul Web diventarono miliardi - uno sforzo
coordinato delle dimensioni di una guerra mondiale, e tuttavia così
benigno che la lagnanza più grande fu il tag <blink>.
Il Web è un regno semi-persistente e incredibilmente grande di argomenti
che si possono scoprire nelle loro fitte interconnessioni.
Suona familiare. Certo! Questo è il modo in cui il mondo è.
A differenza che nel mondo reale, ogni cosa e ogni connessione sul
Web è stata creata da qualcuno di noi quando esprime un interesse e
un’assunzione su come si accordano questi pezzetti.
Ogni link fatto da una persona che ha qualcosa da dire è un atto di
generosità e abnegazione, che congeda i lettori dalla sua pagina perché
vedano come il mondo appare a qualcun altro.
Il Web ricrea il mondo a nostra immagine collettiva emergente.
2 Ma come ci siamo traviati, sorelle e fratelli …
a Come abbiamo potuto permettere di trasformare la conversazione in
un’arma?
È importante prestare attenzione e cura alla conversazione, all’amicizia, ai
mille atti di compassione, gentilezza, e gioia che incontriamo in Internet.
E tuttavia udiamo le parole "frocio" e "sporco negro" assai di più in Rete
che fuori.
La demonizzazione di «loro» - persone con aspetto, lingua, opinioni,
appartenenze e altre associazioni che non capiamo, apprezziamo o
tolleriamo - in Internet è peggio che mai.
Le donne in Arabia Saudita non hanno il permesso di guidare? Intanto,
metà di noi non può parlare in rete senza guardarsi alle spalle.
L’odio è presente in Rete perché è presente nel mondo, ma la Rete rende
più facile esprimerlo e farlo sentire.
La soluzione: se ne avessimo una, non vi infastidiremmo con tutte queste
dannate tracce.
Questo è quanto possiamo dire: l’odio non l’ ha chiamata a essere, ma sta
ostacolando la Rete - e noi.
Riconosciamo almeno che la Rete ha dei valori sottintesi. Valori umani.
Considerata freddamente la Rete è solo tecnologia. Ma è popolata da
creature calde di ciò che hanno a cuore: le loro vite, i loro amici, il mondo
che condividiamo.
La Rete ci offre uno spazio comune in cui possiamo essere chi siamo, con
altri che si dilettano delle nostre differenze.
Nessuno ne è proprietario. Tutti possono usarlo. Tutti possono migliorarlo.
Questo è ciò che è un’Internet aperta. Si sono combattute guerre per
meno.
b «Siamo d’accordo su tutto. Ti trovo affascinante!»
Il mondo è steso davanti a noi come un buffet, eppure noi ci attacchiamo
alla nostra bistecca e patate, agnello e hummus, pesce e riso, o quant’altro.
Lo facciamo in parte perché una conversazione esige un terreno comune: la
condivisione di una lingua, di interessi, di norme e di intendimenti. Senza
di essi è difficile oppure impossibile intrattenere una conversazione.
I terreni condivisi generano tribù. Il terreno solido della Terra tiene le tribù
a distanza, mettendole in grado di sviluppare preziose differenze. Osanna!
Le tribù danno origine al Noi contro Loro e alla guerra. Osanna? Non
tanto.
In Internet, la distanza fra tribù parte da zero.
A quanto pare, sapere in che modo trovarci reciprocamente interessanti
non è facile come sembra.
Questa è una sfida che possiamo affrontare essendo aperti, compassionevoli
e pazienti. La nostra squadra può riuscirci! Siamo primi! Siamo primi!
Essere accoglienti: ecco un valore che la Rete ha da imparare dalla parte
migliore delle culture del nostro mondo reale.
c Il marketing rende ancor più difficile parlare.
Avevamo ragione la prima volta: i mercati sono conversazioni.
Una conversazione non è la vostra azienda che ci tira per la manica allo
scopo di promuovere un prodotto di cui non vogliamo sentir parlare.
Se vogliamo conoscere la verità sui vostri prodotti, la verremo a sapere
l’uno dall’altro.
Comprendiamo che queste conversazioni hanno un valore incredibile per
voi. Peccato. Sono nostre.
Siete benvenuti nella nostra conversazione, ma solo se ci dite per chi
lavorate, e se potete parlare per voi stessi e come voi stessi.
Ogni volta che ci chiamate "consumatori" ci sentiamo come mucche
davanti alla parola «carne».
Smettete di sottoporre le nostre vite a fratturazione idraulica per estrarre
dati che non vi riguardano affatto e che le vostre macchine fraintendono.
Non preoccupatevi: vi diremo quando siamo interessati a comprare
qualcosa. A modo nostro. Non a modo vostro. Fidatevi: vi farà bene.
Gli annunci pubblicitari che suonano umani ma vengono dal colon
irritabile del vostro dipartimento marketing macchiano la stoffa del Web.
Quando la personalizzazione di qualcosa è perturbante, questa è una
discreta indicazione che non capite che significa essere una persona.
Inoltre: per favore smettetela di travestire gli annunci pubblicitari da
notizie nella speranza che ci sfugga la piccola clausola liberatoria che gli
pende dalla sottoveste.
Quando mettete un annuncio pubblicitario nativo erodete non solo la
vostra affidabilità, ma anche quella di tutto questo nuovo modo di essere
insieme.
E, a proposito, perché non chiamare la «pubblicità nativa» con uno dei
suoi veri nomi: product placement, «pubblicità redazionale», o «notizie
dannatamente false»?
I pubblicitari hanno tirato avanti senza essere perturbanti per generazioni.
Possono riuscirci anche sulla Rete.
d Una Guantanamo in Rete.
Amiamo tutti le nostre scintillanti app, anche quanto sono sigillate come
una base lunare. Ma se si mettono tutte le app del mondo insieme si ottiene
un mucchio di app.
Se si mettono insieme tutte le pagine del Web si ottiene un nuovo mondo.
Per le pagine web si tratta di connessione. Per le app di controllo.
Ehi, CheapShot sarebbe una grande app! Ha «acquisto in-app» scritto
dappertutto!
e La gravità è bella, finché non ci risucchia tutti in un buco nero.
Le applicazioni non neutrali appoggiate sopra la Rete neutrale stanno
diventando tanto inevitabili quanto l’attrazione di un buco nero.
Se Facebook è la vostra esperienza della Rete, vi siete legati alla testa
gli occhiali di protezione di una società la cui responsabilità fiduciaria è
trattenervi dal toglierveli.
Google, Amazon, Facebook, Apple sono tutti nel commercio degli occhiali
protettivi. La verità più grande che questi occhiali oscurano è che queste
società vogliono trattenerci nel modo in cui i buchi neri trattengono la
luce.
Queste singolarità aziendali non sono pericolose perché sono cattive.
Molte, in effetti, si impegnano in comportamenti civici piuttosto notevoli.
Dovrebbero essere applaudite.
Ma traggono vantaggio dalla gravità della socialità: l’«effetto rete»è quella
circostanza in cui molta gente usa qualcosa perché molta gente la usa.
Dove non ci sono alternative concorrenziali, dobbiamo essere
estremamente vigili per ricordare a questi Titani della Valle dei valori del
web che li hanno ispirati inizialmente.
E dobbiamo onorare il suono che facciamo quando qualcuno di noi,
coraggiosamente, se ne stacca. È qualcosa fra il rumore di un missile che
lascia la piattaforma di lancio e lo strappo di un Velcro quando si apre un
abito troppo stretto.
f La privacy in un’età di spie.
Ok, stato, hai vinto. Hai i nostri dati. Ora, che possiamo fare per
assicurarci che li usi contro di Loro e non contro di Noi? In effetti, sai
dirne la differenza?
Se vogliamo che il nostro stato faccia marcia indietro, il patto deve essere
che se - quando - arriva il prossimo attacco, noi non possiamo protestare
perché avrebbe dovuto sorvegliarci di più.
Un negozio non è equo se non sappiamo a che cosa stiamo rinunciando.
Hai sentito bene, scambio di privacy contro sicurezza?
Con una probabilità che si approssima alla certezza assoluta, ci dispiacerà
di non aver fatto di più per tenere i nostri dati fuori dalle mani degli stati
e dei magnati aziendali .
g La privacy in un’età di volpi.
La privacy personale è bella per chi la desidera. E tutti noi tracciamo una
linea di confine da qualche parte.
Domanda: quanto pensate ci abbia messo la cultura anteriore al Web per
capire dove tracciare queste linee? Risposta: quanto è antica la cultura?
Il Web è a malapena uscito dall’adolescenza. Siamo all’inizio e non alla
fine della storia della privacy.
Possiamo capire che vuol dire essere privati una volta capito che vuol dire
essere sociali. E abbiamo appena cominciato a reinventarlo.
Gli incentivi politici ed economici a toglierci i pantaloni e a guardarci sotto
le gonne sono così forti che sarebbe prudente investire in sottovesti di
latta.
Degli hacker ci hanno condotto in questa situazione e degli hacker
dovranno tirarcene fuori.
Internet è sbalorditiva. Il Web è grandioso. Tu sei bello. Connettiamoci
tutti e saremo più pazzescamente stupefacenti di Jennifer Lawrence.
Questi sono semplicemente fatti.
Dunque non minimizziamo quanto la Rete ha fatto negli ultimi vent’anni:
C’è tanta più musica nel mondo.
Ora facciamo la maggior parte della nostra cultura da noi, con qualche
scorreria occasionale al cinema per qualcosa di esplosivo e un sacchetto di
popcorn.
I politici ora devono spiegare le loro posizioni molto oltre le memorie
ufficiali di una pagina che erano soliti ciclostilare.
Si può trovare una spiegazione di qualsiasi cosa non si capisce. E una
discussione in proposito. E una controversia. Non è chiaro quant’è
grandioso?
Volete sapere che cosa comprare? L’impresa che produce un oggetto del
desiderio ora è la fonte d’informazione peggiore. Quella migliore siamo
tutti noi.
Volete ascoltare un corso di livello universitario su qualcosa che vi
interessa? Cercate l’argomento su Google. Scegliete quello che volete.
Gratis.
Certo, Internet non ha risolto tutti i problemi del mondo. Ecco perché
l’Onnipotente ci ha donato le gambe: perché possiamo darci una mossa.
I denigratori di Internet ci mantengono onesti. Però ci piacciono di più
quando non sono ingrati.
b Un sacco di prediche.
Stavamo per dirvi come riparare Internet in quattro passi facili, ma l’unico
che siamo riusciti a ricordare era l’ultimo: profitto. Dunque, invece, ecco
alcuni pensieri occasionali ...
Dovremmo sostenere gli artisti e i creatori che ci danno piacere o alleviano
il nostro fardello.
Dobbiamo avere il coraggio di chiedere l’aiuto di cui abbiamo bisogno.
Abbiamo una cultura fondata sull’assunzione della condivisione e delle
leggi fondate sull’assunzione del copyright. Il copyright ha il suo luogo, ma,
in caso di dubbio, apritelo.
Tutti sono imbecilli, nel contesto sbagliato (anche noi. Ma lo sapete già).
Quindi, se invitate qualcuno per una nuotata, pubblicate le regole. Tutti
i troll fuori dalla piscina!
Se la conversazione sul vostro sito sta andando male, la colpa è vostra.
Dovunque si svolga la conversazione, nessuno vi deve una risposta, per
quanto il vostro argomento sia ragionevole o il vostro sorriso seducente.
Sostenete le aziende che capiscono davvero il Web. Le riconoscerete non
semplicemente perché sembrano noi, ma perché sono dalla nostra parte.
Certo, le app offrono una bella esperienza. Ma il Web riguarda collegamenti
in costante estensione, che ci connettono senza fine. Per la vita e le idee,
il compimento è morte. Scegliete la vita.
La rabbia è una patente di stupidità. Le strade di Internet sono già piene
di guidatori patentati.
Vivete i valori che desideriate Internet promuova.
Se avete parlato per un po’, tacete (noi lo faremo molto presto)
c Stare insieme: la causa e la soluzione di ogni problema.
Se ci siamo concentrati sul Popolo della Rete - voi e noi - a proposito della
Caduta di Internet, è perché non abbiamo perso la fede con cui ci siamo
entrati.
Noi, il Popolo della Rete, non possiamo capire quanto possiamo fare
insieme perché siamo lontani dal finire di inventare come stare insieme.
Internet ha liberato una forza antica - la gravità che ci attira insieme.