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Il processo a Socrate

Bollettino telematico di filosofia politica
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Il processo a Socrate

Socrate viene accusato di empietà sulla base di un decreto di epoca periclea, approvato su proposta dell'indovino Diopite. Se dobbiamo credere a Plutarco (Pericle, 32.1) il decreto recitava quanto segue:

Sono passibili di denuncia e vanno processati coloro che non credono negli dei e insegnano dottrine sulle entità celesti.

Il decreto era pensato per colpire il filosofo naturale Anassagora e, indirettamente, il suo allievo Pericle, il quale ritenne opportuno far fuggire il maestro per sottrarlo al processo. Dal momento che non era stato fissato un canone di ortodossia, la dike asebeias (procedimento per empietà) può essere considerata un vero e proprio processo "politico". Nel 399 la democrazia, restaurata dopo la sconfitta nella guerra del Peloponneso e il colpo di stato dei Trenta Tiranni, si sentiva tanto debole da avvertire il bisogno di salvaguardare la propria integrità culturale. Gli accusatori di Socrate, Meleto e. dietro di lui, Anito, appartenevano, significativamente, alla parte democratica.

I capi d'accusa contro Socrate erano tre:

I processi ad Atene si celebravano senza pubblico ministero: ogni cittadino, in quanto tale, aveva titolo ad agire come pubblico accusatore. Accusato e accusatore dovevano prendere parte al processo e far valere le proprie tesi personalmente. Chi non era pratico dell'arte di parlare in pubblico si faceva scrivere il suo discorso, dietro pagamento, da professionisti, detti logografi. I logografi godevano di una fama equivoca perché aggiravano il principio del carattere personale dell'accusa e della difesa.

I tribunali erano - eccezion fatta per l'aristocratico Areopago - grandi giurie popolari selezionate per sorteggio fra volontari; ad esse, fin dalla riforma di Solone, poteva accedere la totalità dei cittadini maschi ultratrentenni. Le decisioni dei tribunali, a garanzia dell'indipendenza dei giudici, erano prese con un voto a scrutinio segreto, anziché per alzata di mano come era prassi nelle altre assemblee ateniesi. I collegi giudicanti erano molto numerosi - potevano contenere da 501 a 1501 giurati - per rendere difficile corrompere o intimidire i giudici: anche in questo caso, la democrazia frazionava e distribuiva il potere allo scopo di tenerlo sotto controllo.

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